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La due giorni dei nostri giovani atleti

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La due giorni dei nostri giovani atleti/e. Campionato Italiano Juniores.

Nel week end del 6-7 Giugno si sono tenuti a Napoli Oltremare i Campionati Italiani Juniores, che vedono mini e giovani atleti in tre fasce di età contendersi il titolo di Campione/Campionessa Italiano Juniores.

In qualità di Commissario Tecnico delle Nazionali Giovanili voglio condividere con Voi le emozioni e le considerazioni di questi due splendidi giorni di sport.

Parto facendo i miei complimenti a tutti i vincitori delle rispettive categorie che si sono dati battaglia affrontando un pattern sportivo di una certa difficoltà.

Una splendida cornice di pubblico ha accompagnato questa manifestazione, agli assenti posso solo dire che si sono persi molto, moltissimo.

Per i più piccoli/e questa condizione determina poco, la comprensione del movimento della boccia, gli angoli di gioco, l’arsenale più o meno adatto sono cose a venire.  Voglio citare una frase che fu detta ad un corso che feci al CONI sull’educazione giovanile nello sport e che mi è rimasta impressa e mi ha dato possibilità di capire molte cose quando si avvicina un bambino/a allo sport: “Se vuoi comprendere appieno le esigenze di un bambino/a, non pensare come un adulto.” 

Quello che noi vogliamo vedere e quello che un bambino/a vogliono vedere è il punto. Se il primo tassello della formazione di un bimbo/a nel nostro sport è che la sua boccia giri siamo di fronte all’esigenza di un adulto che sa che la boccia deve girare. Di fatto il bambino si avvicina a qualsiasi sport in modo ludico, giocoso e senza nessuna proiezione futura, è un presente che lo diverte di meno o di più. Far cadere i birilli è divertente, che la boccia giri o meno per lui/lei all’età di 8-9-10-11 anni è abbastanza irrilevante, a meno che noi non gli diciamo che DEVE girare.  Scrivo questo per prendere spunto su una questione che da quando alleno le Nazionali giovanili cerco di affrontare con alcuni genitori.  

Una veloce prefazione, prima di approfondire l’argomento.

Nei giorni precedenti al Campionato si sono sollevate polemiche sulla scelta di questo pattern, che evidentemente non sono partite dai ragazzi stessi che invece hanno dimostrato di volerlo affrontare con il giusto piglio. Questa è l’unica cosa che mi interessa e ai complimenti per i vincitori e i medagliati aggiungo i complimenti per l’atteggiamento dimostrato sulle piste, nessuno escluso piccoli compresi.

Qualcuno ha sostenuto che i bimbi/e avevano facce da funerale, io ero li e francamente  tutti i bimbi/e a cui non era stato fatto notare che sulle piste c’era il pattern “cattivo” , giocavano saltellando, passandosi il cinque, dialogando e gioendo ad ogni strike e spare ottenuti. Ma questa è solo l’introduzione a ciò che io da 3 anni cerco di far notare ad alcuni genitori. Il peso delle bocce. Ancora una volta ho visto scriccioli con bocce da 10 lb. Bambini e bambine di 30 kg di peso corporeo e anche meno con la boccia da 10 lb e forature fingertips. “Esigenza di adulto” la boccia deve girare e la prima reattiva è 10 lb. Il danno tecnico nel mettere una boccia della quale il bimbo/a avverte il peso è un problema, ma un problema che al massimo rallenta o  nel peggiore dei casi inibisce la costruzione di una buona tecnica, il che può dispiacere. Ma il danno fisico che questo comporta, invece è grave. Spina dorsale, polso e dita sono sotto costante pressione, ogni volta che il piccolo/piccola esegue il pendolo una inevitabile torsione della colonna verso destra per un destro e verso sinistra per un mancino dovuta al peso, sollecita la spina dorsale in modo scorretto, il polso cede inevitabilmente sia durante il pendolo che durante il rilascio, le dita devono supportare un peso del tutto inadeguato e la boccia gira solo per inerzia poiché l’atra conseguenza tecnica è che la boccia viaggia a velocità molto basse.  E noi ci stiamo però preoccupando del pattern!

Vi esorto a riflettere su questo punto.

Tornado al torneo.

Per le fasce di maggiore età l’influenza è maggiore e tutti lo hanno affrontato con grinta e determinazione, alla fine sono arrivati sul podio quelli che hanno sbagliato meno, non quelli che hanno fatto più strike. Sono certa che sia i vincitori che coloro che hanno una medaglia possono sentirsi più soddisfatti di aver raggiunto un risultato “soffrendo”, invece che “ballando” e a loro vanno i miei più sinceri complimenti.  Qualificarsi, vincere e/o andare sul podio con 180 di media su un pattern così deve solo essere una soddisfazione, un inizio a vedere il bowling da un’altra prospettiva poiché nel Mondo e ci sono ragazzini della stessa fascia di età che su questi pattern fanno 220 di media.  Quindi ribadisco io sono contenta, molto contenta di quanto determinati siano stati i ragazzi nel voler dimostrare tutto il loro valore. Valore che io ho voluto attribuirgli a scatola chiusa proponendo loro questo pattern, perché per me non sono né stupidi, nè “impediti” e l’idea di mettere a ragazzi che possono essere il futuro della nostra Nazionale un pattern facile è per me come dire: “non siete bravi e quindi meritate un pattern che vi faccia fare strike più facilmente”! No, loro hanno solo tante cosa da imparare che è cosa ben diversa dal non essere bravi, e per me meritano di essere trattati come veri piccoli giocatori!

Per valutare le capacità di un giovane atleta e il potenziale di sviluppo si devono considerare diversi parametri: atteggiamento, tecnica, capacità di concentrazione, comprensione delle condizioni, conoscenza.

Su una condizione sportiva per gli addetti ai lavori tutto ciò diventa più visibile. Ogni piccola lacuna nei sopracitati parametri viene alla luce del giorno, come un libro aperto ogni atleta è leggibile facilmente e senza dubbi. Individuare quindi il tipo di lavoro che dovrà essere fatto con ognuno di loro diventa semplice e programmabile.

Nei/nelle mini bowler ciò che si vede, come scritto prima non è determinato dal pattern, l’unica cosa da osservare è il movimento, il dinamismo, la possibile proiezione futura della loro tecnica. Nei più grandi invece si possono notare le carenze tecniche sulle quali dare spunti per migliorare e le carenze tattiche di comprensione e conoscenza. Le ultime sono gli essenziali  elementi per far fare un salto di qualità ai giovani atleti. La conoscenza nel nostro sport è il 70% della forza di un giocatore.

Su questo punto l’unica dolente nota di questo fantastico week end. Nella speranza di non lasciare la scelta di un condizionamento sportivo, raramente, se mai giocato dai nostri giovani atleti fine a sé stesso, nel pomeriggio del Sabato subito dopo la conclusione delle qualificazioni è stato fatto un meeting che affrontava tutti gli argomenti che riguardano la tattica; scelta dei materiali, delle superfici, linee di gioco e come costruirle, transizione, come e dove giocare i pattern sportivi short, long e medium, quanto e come influisce la topografia di una pista e altro ancora. L’obiettivo era quello di poter dare agli esclusi degli spunti sui quali lavorare e ai finalisti la possibilità di rivedere le loro scelte e provare a migliorare le loro medie, che nel complesso sono state basse.

Diversi i ragazzi assenti. Poiché volutamente il meeting era lasciato aperto solo a chi volesse partecipare non resta spazio ad altre interpretazioni se non quella che agli assenti non interessava minimamente provare a capire se c’è ancora qualcosa che non sanno. D’altro canto se sapessero già tutto quello che c’è da sapere alcuni di loro, quelli già dotati di una buona tecnica di lancio non avrebbero fatto le medie che hanno fatto.

Per un coach, come nel mio caso, nulla di personale  interviene nella considerazione delle assenze, resta solo molta tristezza accompagnata dalla inevitabile presa d’atto che a questi giovani atleti nulla potrà essere trasmesso per aiutarli nella crescita per loro stessa scelta, ma il mio ruolo mi impone di tentare ancora ed è quello che farò.

La nota compiacente è invece che coloro che hanno partecipato, tra cui anche adulti e accompagnatori, hanno trovato il meeting molto interessante e costruttivo, soprattutto sugli argomenti linee di gioco sulla pista fresca, arsenale e topografia.

Poiché durante il meeting era stato mostrato come fu costruito il Kegel Training Center, con una struttura sottostante le piste che consente di muovere i pannelli in tutti i modi possibili per cambiare la topografia della pista e studiarne l’influenza che ha sul movimento di una boccia, Il giorno dopo ai ragazzi ancora presenti intervenuti al meeting, con un adulto infiltrato, sono stati mostrati tre video girati al Kegel Training Center con protagonisti  Pete Weber, Rhino Page e Norme Duke che lanciano la stessa linea e stessa boccia sulla pista di sinistra e su quella di destra volutamente modificata come topografia. Stupore e “divertimento” sono state le reazioni, i ragazzi hanno visto ciò che sembrerebbe essere impossibile, ciò che nel mondo Internazionale degli esperti delle piste viene definito: “vedere l’invisibile”. Sono certa che ora avranno ancora uno strumento per valutare la differenza tra le piste e affrontarla nel giusto modo.

Nel complesso mi ritengo soddisfatta di quello che ho visto, diversi mini e meno mini atleti/e di un certo interesse dei quali sono certa sentiremo parlare nel prossimo futuro.

Voglio fare i miei più sinceri ringraziamenti a tutti i coach che mettono in pista piccoli/e bowler e che con passione insegnano loro questo splendido sport , ai genitori che ci credono e supportano i loro “cuccioli/e”, alla Federazione che con impegno e determinazione cerca di mettere a disposizione dei nostri giovani tutto quello che attualmente è possibile, al Barium per essere stato presente con lo streaming sobbarcandosi diversi chilometri in prima mattinata nelle persone di Pino Lestingi e Leonardo Cioce, al bowling Oltremare e a Stefano Coppa che hanno ospitato la manifestazione.

Poi a piede voglio aggiungere le mie scuse per non aver detto due parole durante la premiazione, ma nella stanchezza di due giorni molto intensi il responsabile Federale ha dimenticato di invitarmi al microfono ed io non mi sono sentita di interromperlo durante le premiazione per parlare. In ogni modo avrei potuto farlo comunque e quindi mi scuso con tutti i partecipanti, ma non era nelle mie reali intenzioni.

Complimenti a tutti e ci vediamo il prossimo anno.

Maria Cristina Sgrosso CT Nazionali Giovanili. 

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